domenica 14 novembre 2010
Sicurezza lavoro, Tremonti:
«Certe robe sono lussi che non possiamo permetterci» -
Il Messaggero
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ROMA (26 agosto) - «Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili, siamo in un mondo dove tutto è vietato tranne quello che è concesso dallo Stato, dobbiamo cambiare» ha detto ieri sera
circa un minuto fa ·
Massimo Franchi
E LE SPESE PER LA
GUERRA IN AFGHANISTAN?
QUELLE CE LE POSSIAMO
PERMETTERE???
Giulio Tremonti, intervenendo al Berghem fest sottolineando subito dopo che «robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo».
Ore: 10:24
domenica, 14 novembre 2010
Scontri sabato pomeriggio durante la manifestazione di solidarietà verso i quattro immigrati ancora sulla gru, i quali da due settimane protestano per il mancato rilascio del permesso di soggiorno. Dopo il presidio in piazza Loggia, circa un migliaio di persone a cui si sono aggregati centri sociali e no global, si sono dirette verso via San Faustino, dove ad attenderli oltre alla zona transennata c'era un buon numero di poliziotti.
Una delegazione di coloro che hanno partecipato al presidio fin dal primo giorno è stata ammessa sotto la gru. Nonostante ciò sono partiti insulti, bottiglie e una bomba carta nel confronti delle forze dell'ordine, che ad un certo punto hanno prima lanciato dei bengala in aria, quindi spostato le transenne e caricato i manifestanti, che hanno risposto con bottiglie, altre bombe carta e sassi, mentre molti si sono rifugiati nella chiesa di San Faustino. Si sono vissuti attimi di tensione, ci sarebbero feriti lievi e persone fermate. Sul posto anche ambulanze oltre all'autoblindo della Polizia. Intorno alle 18.30 la situazione è tornata alla calma, con i manifestanti che sono stati fatti defluire lungo via Capriolo.
Il venerdì ha visto il ragazzo senegalese, Papa, abbandonare la gru: ad attenderlo a terra il padre Diaw, che non vedeva l'ora di abbracciarlo. Nella giornata poi sono stati diversi i tentativi di mediazione per far scendere anche Rachid, ma tutti andati a vuoto. In serata qualche momento di tensione quando i quattro hanno rifiutato il cibo della Caritas, con i sostenitori pronti invece a creare una catena umanitaria per portare quello fatto da loro. Decisivo l'intervento di don Toffari e don Corazzina: alla fine cibo caldo e coperte sono accettati.
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni: "La legge va rispettata. Se non ci sono i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno magari si cambia la legge. Ma non è che possiamo, perchè uno si mette a fare gesti eclatanti, violarla. La legge - ha proseguito - è uguale per tutti. La sanatoria per colf e badanti è stata fatta e se uno ha fatto la domanda per essere ammesso e non è nè una colf nè una badante non vedo perchè gli debba essere concesso il permesso di soggiorno".
Maroni ha quindi aggiunto che "se è stato truffato da qualcuno, lo denunci e noi lo perseguiremo. L’unica cosa che mi da fastidio è dire che lo Stato ha truffato qualcuno. Non possiamo accettare il ricatto per violare la legge, mi pare una cosa assurda e inaccettabile che è evidente agli occhi di tutti".
Ecco chi sono i quattro ancora sulla gru.
RACHID. Marocchino, 35 anni, ha lasciato la scuola dopo la prima media. In Italia ha
distribuito volantini.
SAJAD. Pakistano, 27 anni, è laureato e ha un master in lingue. È arrivato in
Italia tre anni fa.
ARUN. Pakistano, 24 anni, ha lavorato distribuendo volantini.
JIMI. Egiziano, 25 anni, tecnico informatico, ha lavorato come metalmeccanico fino ad agosto.
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Immigrati, scontri a Brescia
tra polizia e manifestanti
Nuovi scontri nella città lombarda tra manifestanti, anarchici e forze dell'ordine. A Bologna si è tenuta una manifestazione di solidarietà con gli immigrati bresciani
Un pomeriggio di guerriglia urbana come non si vedeva da anni a Brescia. Lo zona attorno via San Faustino si è trasformata in una banlieue con gli squatter che hanno dato battaglia, ingaggiando tafferugli violentissimi con polizia e carabinieri e trovando sostegno in gruppi di immigrati esasperati dalla lotta dei loro connazionali da 15 giorni su una gru in piazza Cesare Battisti. Le strade del centro si sono trasformate in un terreno di scontro con lancio di bombe carta, bottiglie, sassi. Le forze dell’ordine sono intervenute con cariche e lacrimogeni, ma hanno dovuto fronteggiare la rabbia e la protesta degli anarchici provenienti da Milano e Torino che hanno creato barricate con tutto ciò che trovavano a portata di mano. Alla fine sono almeno cinque i fermati mentre i feriti sarebbero una decina, tra cui almeno quattro carabinieri e tre poliziotti.
I tafferugli violentissimi sono scoppiati attorno alle 17.30, senza preavviso, a freddo, quando una rappresentanza di attivisti era appena rientrata nel corteo dopo aver portato parole di solidarietà e di conforto ai quattro immigrati sulla gru. Dal centro del corteo sono state sfondate le barriere di sicurezza disposte dalla Questura e centinaia di persone hanno iniziato a scagliare bottiglie, fumogeni, sassi, petardi e bombe carta contro le forze dell’ordine che sono state costrette ad arretrare. Polizia e carabinieri hanno prima retto l’urto dei manifestanti, poi è stato dato l’ordine di caricare, con gli autoblindo che si sono mossi a sostegno dei reparti mobili, e i reparti di polizia e carabinieri impegnati in una caccia all’uomo che si è rapidamente spostata nelle vie laterali. I manifestanti dopo il primo urto si sono presto ricompattati e sono iniziati nuovi scontri, con alcuni attivisti che indicavano le zone in cui aggregarsi e disperdersi al primo cenno di carica. Gli squatter di Milano e Torino hanno messo a ferro e fuoco via San Faustino e via del Carmine, creando anche delle barricate con seggiole e tavolini presi dai bar lungo le vie.
Alla prima carica ne è seguita una seconda e poi una terza con i reparti mobili della Polizia che hanno caricato alle spalle il gruppo di manifestanti più violento, in cui figuravano manifestanti vestiti tutti di nero e coi passamontagna calati sulla faccia. Ma i tentativi di riportare l’ordine si sono dovuti scontrare ripetutamente con la capacità di aggregazione dimostrata da molti attivisti e così i 500 metri di via San Faustino sono presto diventati un duro terreno di scontro, conteso metro per metro in un corpo a corpo che è durato per oltre un’ora. I manifestanti in questo momento stanno tentando di riaggregarsi e ricostituire una presenza che faccia da presidio ai sei immigrati sulla gru.
Durante l’incontro della delegazione formata da alcuni immigrati, i ragazzi sulla gru avevano urlato di avere fame, di volere delle sigarette e delle ricariche del telefono cellulare, per loro vitali per comunicare con il presidio creato dal comitato “Diritti per Tutti”. Al rientro nel corteo che si era fermato a un centinaio di metri dal cantiere in cui sorge la gru, i delegati non hanno avuto nemmeno il tempo di comunicare le parole dei quattro migranti: gli scontri con le forze dell’ordine sono scoppiati con una violenza impressionante. La situazione è lentamente tornata alla normalità, anche se la soluzione del problema rappresentato dalle rivendicazioni dei quattro ragazzi sulla gru sembra sempre più lontana.
In contemporanea, nelle strade del centro di Bologna c’è stata una manifestazione dei migranti dell’Emilia-Romagna che hanno sfilato a Bologna contro ‘il razzismo della Bossi-Fini’ e in solidarietà agli immigrati di Brescia. Secondo gli organizzatori, i manifestanti – molti stranieri, soprattutto uomini e qualche bambino, ma anche rappresentanti della Fiom, dei sindacati di base e dei partiti della sinistra – erano oltre seimila (quattromila per la questura) hanno chiesto maggiori diritti al grido di ‘Siamo tutti sulla grù’. Arrivato in piazza XX Settembre, il corteo non si è sciolto subito in attesa di aggiornamenti sugli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine in corso a Brescia. Poco dopo appreso che la situazione era tornata tranquilla, i manifestanti hanno lasciato la piazza.
Leonardo Piccini