sabato 12 febbraio 2011

le notizie della settimana di Massimo Gramellini



Poiché lunedì è san Valentino, vorrei cominciare con un verso bellissimo:
“Prima di amarti nulla era mio.” Non è un sms di Sara Tommasi al Cavaliere, ma un sonetto di Pablo Neruda.

7- Come ci vedono all’estero? Così. Uno dice: i tedeschi. Allora vediamo gli spagnoli. Questo è l’articolo del Paìs. “Oltre che dal controllo sui meccanismi del potere, la sopravvivenza politica di Berlusconi dipende dalla situazione disastrosa in cui versa l’opposizione: la maggioranza degli italiani non crede a un amalgama che unisce post-fascisti e marxisti, un’accozzaglia di dirigenti senza carisma, artificiosa e debole, a sua volta macchiata dalla corruzione.”

Un bel quadretto, no?

6 - Una donna su internet cercava un uomo “finanziariamente ed emotivamente stabile”.
Il deputato repubblicano Chris Lee le ha risposto: “Sono libero, eccomi qua.” E ha allegato una sua foto a torso nudo. Quando la donna ha scoperto che Lee aveva moglie e figli, è successo il patatrac. Quattro ore dopo che la notizia era diventata di dominio pubblico, l’onorevole Lee si è scusato con la sua famiglia e i suoi elettori. E si è dimesso.

Per fortuna da noi certe cose sono impensabili. Le dimissioni, intendo. A proposito: ricordi che l’altra settimana avevamo parlato della doppia personalità del premier: dottor Silvio e mister B? L’altro giorno ha detto che farà causa allo Stato. Ma lo Stato è lui! Qualcuno glielo dica, per favore. Chiamate Ferrara, o almeno lo psicanalista: dal lettone al lettino.

5 – Ponte Milvio, Roma. Sono le otto di sera e un ragazzo è alla fermata dell’autobus quando viene avvicinato da tre coetanei che gli chiedono: “Scusa, ma tu sei antifascista?”

Lui ci rimane un po’ così. “Bé, certo.” I tre cominciano a picchiarlo con dei punteruoli stretti nei pugni. Il ragazzo finisce all’ospedale con un trauma cranico.
Vorrei dire a quelli che lo hanno picchiato che i comunisti sono finiti, ma gli antifascisti sono ancora tanti. Anche se si impegnano, non riusciranno mai a picchiarci tutti.

4 - In questi giorni assistiamo allo spettacolo surreale e un po’ triste di un Paese che prima istituisce la festa nazionale del 17 marzo per i 150 anni dell’Unità e poi litiga per abolirla.
Il presidente della provincia di Bolzano si chiama fuori dai festeggiamenti, ma non dai finanziamenti: gli piace fare l’austriaco coi soldi degli italiani. I ministri Gelmini e Sacconi propongono di festeggiare lavorando, tenendo lezioni di storia a scuola e in fabbrica. Il sindaco Chiamparino, uomo di buon senso, ha detto: “Fatico otto ore in catena di montaggio e poi vengo a sentire te in sala mensa che mi parli del Risorgimento? Ma ti mando a…”

Chiamparino chiede a Berlusconi di non cancellare la festa.
Sono ottimista. Quando si tratta di feste, Silvio non è uomo che si tira indietro.
3 – In commissione di vigilanza Rai, il centrodestra ha preparato un documento per rendere più croccante l’informazione del servizio pubblico. Si parte da una premessa: “la sinistra e le elite culturali occupano la Rai (sai che guardando l’isola dei famosi non me n’ero accorto?) e relegano in posizioni minoritarie le idee della maggioranza degli italiani.” Ha ragione. Pensa che persino il Tg1, noto per il suo equilibrio, ha fatto 6 minuti di intervista a un vecchio comunista: Giuliano Ferrara.

Le contromisure.
1. “Allo scopo di evitare ridondanze e sovrapposizioni, quando un tema di attualità è affrontato da un programma, non può essere affrontato dagli altri negli otto giorni successivi.” Quindi se lunedì i marziani sbarcano sulla Terra e vanno a trovare Vespa col plastico dell’astronave, Giacobbo dovrà occuparsi del bunga bunga.
2. “Anche nei programmi apparentemente di satira e varietà, l’intervento di un opinionista a sostegno di una tesi va calibrato con la rappresentazione di altre sensibilità culturali.” Esempio: prima Stella denunciava la distruzione del patrimonio artistico.
Tu dopo avresti dovuto intervistare Cetto La Qualunque che ti spiegava perché i templi di Agrigento sono abusivi e vanno abbattuti.
3. “Vanno studiati format di approfondimento che prevedano un doppio conduttore di diversa estrazione culturale.” Ma cosa vuol dire? Uno deve aver fatto il liceo classico e l’altro l’Isef?
Poi ci sono le norme ad personam: i conduttori non possono avere tutela legale (Gabanelli), essere stati parlamentari (Santoro), avere un programma di satira (Dandini). Ma non si fa prima a stilare l’elenco di quelli che vogliono far fuori? Almeno l’editto bulgaro era sincero.

2 - Mai come oggi l’Italia ha avuto tante laureate e tante giovani ricercatrici, ma è una rivoluzione di cui nessuno si occupa perché l’impronta dei media è ancora maschilista e impone un modello unico di donna vincente: che non è la ricercatrice universitaria ma la sgallettata in mutande.

Quindi domani scenderò in piazza contro i maschi ruffiani che vendono il corpo delle donne ai potenti in cambio di favori e contro i potenti che le ricompensano non solo con soldi (fatto privato) ma con incarichi pubblici.
Però marcerò anche contro chi pensa che non esista una via di mezzo fra il burqa e il bunga bunga e invece esiste: chiamiamolo burqa bunga, oppure dignità.
Contro i pubblicitari che da trent’anni riempiono di seni & sederi i muri delle nostre città per promuovere prodotti che nulla c’entrano con la biancheria intima.
Contro le tante donne che hanno accettato questo insulto senza protestare.

Contro quegli autori televisivi che hanno ridotto il vestito delle ballerine a un filo interdentale e contro quelli che hanno fatto la stessa cosa, ma sostenendo che si trattava di una forma sottile di ironia, mentre di sottile c’era solo la gonna.
Contro i giornali e i siti «seri», affollati di culi & sederi. E contro coloro che se ne lamentano, ma intanto cliccano sempre lì.

In fondo domani scenderò in piazza un po’ anche contro me stesso.
1 – Le maestre che seguono i bambini Rom di Milano da uno sgombero all’altro ci hanno mandato questa lettera:

“Dopo la morte dei 4 bimbi di Roma, molti – almeno per decenza – tacciono il loro pensiero sui Rom. Ma stamattina Ulisse, 12 anni, stava andando a scuola insieme coi fratellini, con lo zaino in spalla, quando si è accostata una macchina e l’uomo alla guida ha abbassato il finestrino e ha sputato addosso ai bambini. Qualche anno fa, in seguito a uno sgombero particolarmente duro, Ulisse era rimasto senza dire una parola per un mese. Il fatto di oggi ha risvegliato in lui il terrore ed è scappato via. Sua mamma ci ha telefonato terrorizzata.”

Anch’io, come il piccolo Ulisse, ho finito le parole. Faccio mie quelle del capo dello Stato, che con un gesto carico di significato ha voluto incontrare i familiari dei bimbi morti nell’incendio di una baracca a Roma. “Questa tragedia pesa dolorosamente su ciascuno di noi e ci rende ancor più convinti della necessità di non lasciare esposte a ogni rischio delle comunità che debbono essere tempestivamente ricollocate in alloggi stabili e dignitosi.”