giovedì 22 marzo 2012

SHOCH... UCCISI PER GLI APPALTI PUBBLICI...

Il giudice Imposimato choc: “Falcone e Borsellino uccisi per le inchieste sugli appalti pubblici e il Tav
MARZO 21, 2012

“La mia inchiesta sul Tav, commissionata dal presidente della Commissione antimafia , non è mai stata discussa dalla commissione stessa”. E’ quanto afferma ai microfoni di “Ho scelto Manà” il giudice Ferdinando Imposimato, autore di ‘Corruzione ad alta velocità. Viaggio nel governo invisibile’ (ed. Koiné Nuove Edizioni; pp. 191; € 14,50), un libro inchiesta sulla grande opera dell’alta velocità.





“Quando nel 1992 stava prendendo avvio il Tav, – dice – mi accorsi che quest’opera pubblica era accompagnata da bombe e attentati contro le imprese che si trovavano lungo la tratta. Essendo allora membro della Commissione antimafia, decisi di fare un’inchiesta perché mi resi conto che nell’opera confluiva anche la malavita organizzata al fine di lucrare somme ingenti attraverso la moltiplicazione dei costi. E’ venuto fuori che nel Tav partecipavano politici corrotti e imprese della mafia”. Il costo dell’opera, come venne fuori nei vari processi di tangentopoli, che partiva da 29mila miliardi di lire, avrebbe dovuto raggiungere la somma di 300mila miliardi.



“La cifra – continua Imposimato – serviva per coprire le ‘mazzette’ alla mafia e ai politici. Inoltre, la linea Tav è strettamente connessa con la morte di Falcone e Borsellino, i quali, parallelamente a me, avevano riscontrato le stesse ‘anomalie’ nel progetto Tav”. Tornando indietro cronologicamente, gli omicidi dei due giudici siciliani avvennero nel 1992, circa un anno dopo l’avvio del progetto del Tav. “Nonostante vi siano documentazioni delle connessioni con le mafie e con la corruzione politica, – conclude – la mia relazione non è mai stata discussa nella Commissione antimafia perché dopo due anni venne sciolto il Parlamento, a mio avviso, proprio per la mia inchiesta. Non potendo votare a favore per un’alta velocità imperniata sulla corruzione, la mia relazione non è stata mai più discussa. Tutto questo è di una gravità inaudita in quanto un’inchiesta fatta da un relatore su incarico del presidente della Commissione antimafia, non è mai stata presa in considerazione dalla Commissione antimafia”. #notav#

leggi articolo: http://www.lenovae.it/?p=68649



--------------di MARCO BRACCONI


Landini o Ghedini
Dire che Bersani è prigioniero della Fiom è propaganda pura. Se non altro perché se di prigione si tratta Bersani è decisamente ubiquo. Prigioniero della Fiom, di un partito diviso, di una base parecchio perplessa, di una idea di sinistra che anche nella sua declinazione non massimalista non può gioire davanti alla nuova disciplina dei licenziamenti.
Altro che estremismo. La “manutenzione” dell’articolo 18 non è un bel vedere nemmeno per chi non ha smesso di sognare le magnifiche sorti progressive del comunismo realizzato. E anche fosse.
Meglio essere prigionieri di Landini – che rappresenta un bel po’ di gente - che di Ghedini, che rappresenta solo il suo migliore cliente.